Aiello Calabro

Il territorio – vallate, colline, montagne – che caratterizza la ricchezza agropastorale di Aiello Calabro, è stato in un lontano passato un qualcosa di molto ambìto. I feudatari che l’hanno amministrato, nel Medioevo, lo hanno sempre considerato un tesoro dal valore immenso. Lo sterminato ‘Stato di Ajello’ andava dal mare, dalla foce dell’Oliva, fino ai boschi di monte Faeto.
Ma andando ancora più all’indietro, a scavare nell’età romana, duemila anni fa, si capisce come Aiello fosse un importantissimo anello di congiunzione tra la via Popilia interna – costeggiante il Savuto – e la via litoranea tirrenica.
Ancor prima, in età brezia e magnogreca, la vicinanza alla Temesa/Tempsa situata tra Serra, Campora e il Savuto, deve certamente aver significato molto.

Gli storici sono concordi nel ritenere Aiello Calabro – tra il ‘400 e l’800 – una cittadina in cui circolava una notevole ricchezza economica, di ciò ne sono testimoni i 18 e più notai chiamati a registrare e a ufficializzare atti di acquisto o cessione di beni, terre, case, mezzi, animali…

Il maestoso castello, finito di restaurare nel 2025, è una presenza impressionante fin dal tempo dei Bizantini, dei Longobardi, degli Arabi e, infine… dei Normanni, cavalieri organizzati intorno alla leadership forte della famiglia Altavilla nei secoli XI e XII. Probabilmente il castello assume la configurazione attuale al tempo degli Angioini e degli Aragonesi, tra il 1300 e la fine del 1400.

Le famiglie “proprietarie”, dai nomi altisonanti, furono i Sersale, i Siscar e i Cybo. Quest’ultima, la dinastia Cybo Malaspina principi di Massa di Carrara, comprò Aiello nel 1566, provvedendo poi a delegare potere e amministrazione a dei fiduciari. Tra gli amministratori “delegati” del feudo, i più noti furono i Giannuzzi.
Alderano Cybo fu il cardinale che nel 1668 volle omaggiare Aiello delle reliquie di san Geniale, che poi divenne patrono del paese.

Il palazzo Cybo, che insieme ad altri due palazzi forma una quinta scenica nel centro di Aiello (piazza Plebiscito) – una delle piazze più cinematografiche di Calabria – è un monumento di architettura tardorinascimentale e manierista. A lavorare sul restyling seicentesco fu il grande scalpellino siciliano Pietro Barbalonga, che ad Aiello si sposò e visse. Egli fondò una vera e propria scuola di arte scultorea (forse fu allievo dell’apprezzato architetto Del Duca, a sua volta influenzato da Michelangelo). Al Barbalonga vennero commissionati una serie di lavori soprattutto per impreziosire le cappelle private. Il suo capolavoro resta il progetto decorativo della cappella Cybo, attaccata all’attuale cimitero aiellese; la spettacolare facciata (ingresso) prospetta sull’atrio che precede la chiesa della Madonna delle Grazie.

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